OPERAZIONE PASTA MADRE – PIZZATA ANTIMILITARISTA
OPERAZIONE PASTA MADRE
Venerdi 13 Novembre al L.O.A. Acrobax l’esercito della Clown Army di Roma presenta la sua prossima missione, Operazione “Pasta Madre”. E’ lieta di annunciare che in quell’occasione tutte e tutti, indistintamente, verranno presi a pizze.
Clown Army Roma
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Questa è l’inquietante lettera arrivata al Laboratorio Metropolitano di Cultura Indipendente. In realtà, da indiscrezioni arrivateci, non c’è motivo di allarmarsi perché le pizze di cui si parla sono quelle gustose tipiche della nostra cultura gastronomica e quelle che idealmente rivolgiamo a coloro che comandano attraverso dispositivi autoritari, militari e repressivi.
Operazione Pasta Madre è una pizzata di autofinanziamento per la Clown Army Roma in viaggio a Torino per contestare l’expo delle armi che si terrà tra il 17 e il 19 Novembre. La Pizzata si svolgerà con un servizio clown che animerà ogni singola portata, condendolo ulteriormente con follia, poesia, fracassi e buffonate. Oltre alla Pizzata è previsto un momento di discussione sul tema dell’antimilitarismo e sui meccanismi alternativi di contestazione, come la Clown Army, che hanno tra i principali obiettivi quello di non far perdere l’umanità nella lotta anche nei momenti di giustificata rabbia e tensione e quello di prendersi gioco dell autoritarismo e renderne chiari agli occhi di chi guarda i meccanismi assurdi e contradditori che lo regolano.
La proiezione di un documentario a margine della Pizzata concluderà una serata che sarà il punto di partenza per nuove riflessioni e lotte, ben sapendo che nella lotta risiede l’attrito che fa sentire ogni nostro movimento, la fiamma che produce energia, l’emozione che ci fa sentire vivi.
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P R O G R A M M A
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ore 18.30
▶ CHIACCHIERATA INFORMATIVA SUL TEMA DELL’ANTIMILITARISMO E SULLE PRATICHE DI LOTTA DELLA CLOWNARMY
ore 20.30
▶ PIZZATA ANTIMILITARISTA SERVITA DALLA CLOWNARMY…PREPARATEVI AL PEGGIO…
ore 22.00
▶ INIZIO PROIEZIONI DOCUMENTARI A TEMA
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Il menù della pizzata è ancora TopSecret ma a breve manderemo aggiornamenti quindi stay tuned!!!
Passiamo e chiudiamo
Clown Army Roma
EVENTO FB: https://www.facebook.com/events/1491358014499381/
SPOTTINO AUDIO
Comunicato Rete Diritto alla Città per denunce su rioccupazione Scup
Comunicato Rete Diritto alla Città per denunce su rioccupazione Scup
Il 7 maggio 2015, all’alba, veniva sgomberato SCUP, spazio occupato a San Giovanni. Il 7 maggio 2015, al tramonto, veniva occupato il nuovo SCUP da un corteo cittadino che denunciava lo sgombero, ma anche l’arroganza e le procedure anomale utilizzate dalla proprietà a scapito della volontà di un intero territorio.
Nelle ultime ore stanno sopraggiungendo decine di denunce per quei fatti. La celerità, generalmente anomala alla magistratura romana, ci restituisce l’idea che evidentemente quella giornata non sia andata molto giù all’amministrazione, al prefetto e alle forze dell’ordine.
In effetti, ammettiamo, che le facce basite della questura siano un ricordo piacevole di quel pomeriggio. Ma ancor più soddisfacente è stato vedere tanti e tante, dopo essere stati tutta la mattina sotto al sole inermi a vedere le ruspe fare a pezzi Scup, attraversare le strade di San Giovanni con il preciso intento di non far precipitare nelle macerie la ricchezza che quello spazio ha significato per il territorio.
Nato da quella voglia collettiva, infatti, Scup ha ritrovato non solo casa, ma una vera complicità con la Roma solidale. Una soluzione di continuità che leggiamo come una piccola ma significativa vittoria, e certo non scontata nella fase che stiamo attraversando. Una fase che a suon di sgomberi, intimidazioni, ammende economiche e svendita del patrimonio pubblico al miglior offerente privato, sta determinando un tabula rasa ed un’aperta guerra agli spazi sociali.
Come rete per il diritto alla città abbiamo ben chiaro che le coercizioni che gli spazi sociali ed i suoi attivisti subiscono sono il ritratto di un cambio di paradigma più generale. Non è una casualità che proprio in questi giorni di afa, la giunta Marino (sotto lo scacco direttivo della segreteria nazionale del PD), stia sancendo la definitiva messa a bando di un gran numero di servizi, dal trasporto alla gestione dei rifiuti, per citarne qualcuno. Così, mentre i romani in questi giorni afosi trovano rinfresco tra i nasoni di Roma (ancora per poco pubblici), la versione renziana della giunta Marino sta meschinamente predisponendo una sicura – ma non piacevole – doccia gelata per settembre che spazzerà definitamente quel poco che rimaneva dei servizi pubblici, di tutele sociali, garanzie e diritti. Mentre il vergognoso scempio di Mafia Capitale ha lentamente consumato, depauperato e spremuto fino al midollo le casse del Campidoglio rendendo proficue persino le emergenze sociali, Roma viene investita dall’ignaro compito di essere archetipo e modello da seguire per risanare il dilapidato debito di bilancio comunale. E allora ecco che parallelamente a qualche bacchettata moralista contro il corrotto di turno e alla privatizzazione strategica delle politiche sociali e dei servizi, compaiono grandi e piccoli processi speculativi che in nome della rendita finanziaria ed immobiliare cementificheranno
ettari di verde a Roma Sud per costruire il “necessario” stadio della Roma, costruiranno centri commerciali a Tor Pignattara, capovolgeranno la città in nome della candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024.
Siamo di fronte ad una città allo sbaraglio, dove le sacche di resistenza, di denuncia politica e contrarietà vengono pedissequamente colpite in termini repressivi, mentre il resto di Roma si trova nel mezzo tra l’incudine del populismo grillino e il martello di una destra fascista che rimodula il suo pericoloso intervento politico e sociale. Una città che nel sociale cavalca la dottrina del decoro scambiando e riducendo il concetto di “qualità della vita” a quello della “sicurezza” e nel politico istituzionale propone l’uscita neoliberista di Mafia Capitale.
Che la situazione fosse complicata lo sapevamo da tempo ed è per questo che è da altrettanto tempo che stiamo sperimentando e scommettendo su forme nuove di rapporti sociali, su nuovi processi di definizione delle relazioni, di complicità, di mutualismo e di cooperazione che provino a ristabilire un equilibrio ed un’equità sociale che ad oggi è ridotta all’osso. L’esperienza di Roma Comune è stata solo l’inizio e non saranno certo le ennesime denunce intimidatorie che fermeranno le nostre rivendicazioni.
RETE DIRITTO ALLA CITTA’
Dagli Spazi sociali alle Reti solidali Pratiche del comune contro la Roma della speculazione e di Mafia Capitale
Mentre il nuovo scandalo di Mafia Capitale continua a mostrare la vera faccia di un’amministrazione comunale clientelare e corrotta che fa di ogni emergenza sociale un’occasione per fare affari, la tanto invocata “legalità” – sbandierata in primis dalla gestione prefettizia di Gabrielli – continua ad imporsi alle realtà che a Roma si autorganizzano, dimostrando che la qualità e la differenza delle pratiche di autogoverno attive sul territorio non sono tollerate in quanto vero ostacolo tra la città e la sua trasformazione all’insegna della rendita e della speculazione.
Oggi più che mai si fa evidente il paradosso: illegale è quindi chi costruisce tessuto sociale, cultura e welfare dal basso, e a sanzionare questa “illegalità diffusa” è un’amministrazione comunale che mostra la sua incompatibilità con le esigenze concrete di chi la abita e di chi se ne occupa. Un sistema che produce precarietà, impoverimento, segregazione, corruzione e speculazione che può essere arginato solo attraverso l’implementazione di nuove pratiche del comune, nuove relazioni solidali, modalità inedite di mutualismo dentro la crisi, di riappropriazione della decisione sui territori, di risorse e servizi, di difesa e moltiplicazione degli spazi sociali.
“Né pubblico, né privato: comune!” Ne abbiamo fatto la nostra parola d’ordine perché vogliamo partire dall’evidenza che gestione pubblica e privata costituiscono, ormai, due facce della stessa medaglia. Come spazi e laboratori sociali di Roma crediamo sia necessario imporre una svolta al pericoloso tentativo di “riscrittura” delle nostre città. Un tentativo che non tocca soltanto gli spazi sociali ma coinvolge la società tutta. Non ultimo il mondo dell’associazionismo e della cooperazione sociale, dove la produzione di “precari” posti di lavoro è barattata con una mera esecuzione asettica di politiche di salvaguardia delle emergenze piuttosto che di risoluzione effettiva.
Abbiamo la necessità di interpretare e condividere ciò che avviene nella società ed articolare una risposta che non sia mera retorica antagonista mirata all’autoconservazione dell’esistente, ma che rimetta al centro la questione di chi decide in questa città. Sentiamo l’esigenza di valorizzare collettivamente, attraverso la scrittura di un Carta, le esperienze di autogestione, perché non è lo spazio delle istituzioni pubbliche quello che ci interessa, né tantomeno la sterile resistenza agli attacchi che riceviamo in totale continuità con i processi attivi sulla città, ma l’allargamento e la costruzione di nuovi spazi decisionali, nuova cooperazione sociale, nuova organizzazione di indipendenza in grado di diventare un’opzione credibile di risposta alla miseria che ci circonda.
Per questo invitiamo tutte le realtà che articolano un ragionamento sulla cooperazione e l’indipendenza, che sperimentano forme di lavoro senza padroni, che producono in una dinamica autogestita e nel mutualismo, che praticano la solidarietà attiva tra soggetti sociali, che operano nel mondo della cultura e del lavoro cognitivo sfruttato e deregolamentato, che si battono contro le speculazioni, contro le privatizzazioni e per i beni comuni, per il diritto all’abitare, per la difesa del territorio e dell’ambiente, per i diritti nel mondo del lavoro, a un confronto pubblico sulla città e sulle vite di chi la abita, e che, oggi più che mai, ci dobbiamo riprendere!
Rete per il Diritto alla Città
Assemblea pubblica 20 Giugno Ore 17
Stay tuned!!
CIAO LEO…CONTINUIAMO A RESPIRARE INSIEME
CIAO LEO!!!
Venerdi 24 Aprile dalle 11.00 alle 14.30 ci vediamo al CSOA ex SNIA per salutare tutt@ insieme Leonardo…
Un grande Amico, oltre che uno straordinario Compagno di lotte ed avventure…
Ci sarà un Libero Piccolo Mondo di Leonardo ad accoglierci
e ci sarà la possibilità di ricordarlo nelle molteplici varietà da lui stesso incontrate nel suo indimenticabile percorso…
Ci saremo noi, i suoi amici, le sue amiche, le sue compagne e i suoi compagni…
Ci saremo noi che continueremo a respirare insieme, illuminati da una stella intramontabile.
CIAO LEO…
Rapido come un balzo felino hai assalito il cielo,
lo stesso movimento che indicavi da quaggiù
ora è un lampo eterno che brilla senza tempo…
…miao
Corteo 28 Febbraio #MaiConSalvini Contro Razzismo, Omofobia, Xenofobia #RomaNonSiLega
CORTEO #MAICONSALVINI Sabato 28 Febbraio ore 14.00 Piazza Vittorio
CONTRO IL RAZZISMO DEL TERZO MILLENNIO
Caro Lettore, Artista, Insegnante, Artigiano, Ricercatore, Lavoratore della conoscenza,
Cara Persona prima di qualsiasi mestiere,
Che veicola saperi attraverso le infinite linee immateriali della cultura,
Che vivi e vuoi vivere in un mondo pieno di bellezza, quella che si riversa su di te o che scaturisce direttamente dalle tue energie positive,
Non sei abituato e mai lo sarai al malessere, alle strade che si sporcano di odio, alle pance che dimagriscono per ingrassarne altre, alla violenza, alla privazione di libertà. Sei abituato invece a sopportare tutto questo se accade agli altri fintanto che “l’altro” non sei tu.
Sei affascinato dai contrasti di colori sulla tela del pittore, dalle sfumature in lontananza aggrappate all’orizzonte, da ogni singola differenza che genera armonia. Eppure sopporti la distruzione della composizione sociale in nome dell’appartenenza, del privilegio, dell’avidità, della prevaricazione, della paura. Sopporti chi distrugge, anziché valorizzare, la dignità umana in nome di differenze etniche, di genere, religiose, culturali, occultando parole come xenofobia, razzismo ed omofobia.
Disprezzi ogni forma di degrado, di abbandono, di mal curanza dovuta a chi vuole per sé togliendo agli altri, ma sopporti chi accoppia il degrado al disagio di persone alle quali molto è stato tolto per ingrassare quelle pance lì o quelle appartenenze là. Sopporti chi spiega il degrado con il linguaggio del razzismo, quando il primo è la conseguenza del secondo; il risultato di chi in virtù di una sprezzante, infondata, superiorità, priva l’altro della possibilità di integrarsi e nega ogni condivisione, costruisce privilegi fondati sull’esclusione e protetti da barriere, muri, filo spinato, guerra e ulteriore povertà.
Il vero degrado è la crisi e la povertà non chi è in crisi ed in povertà.
Il vero degrado è chi nella crisi e con la crisi si arricchisce.
Il vero degrado è chi la crisi l’ha prodotta.
Non ami alcuna crisi, perché essere in crisi vuol dire mancare di qualcosa, eppure accetti chi nasconde “qualcosa” per sé e sposta la “crisi” nelle mani del povero e del debole, a loro volta costretti a spostarsi per cercare di scrollarsela di dosso.
Può l’effetto essere anche causa oppure è la Causa che la stà a buttà in caciara?
A te che, sebbene nascondi una forte disapprovazione, hai sopportato finora, chiediamo che il 28 Febbraio, il giorno dell’arrivo di Salvini a Roma, dell’orribile sfilata di Lega Nord e Casapound, alfieri del “Razzismo del Terzo Millennio”, tu venga a contestare quello che ormai non accetti più, il razzismo e una distorta visione del degrado. Chiediamo che tu venga a contestare Salvini e ad esprimere tutta la tua voglia di libertà e giustizia, vero motore di ogni bellezza.
Invitiamo lettori, artisti, insegnanti, artigiani, ricercatori, lavoratori della conoscenza, persone prima di qualsiasi mestiere, chi veicola saperi attraverso le infinite linee immateriali della cultura, chi vive e vuole vivere in un mondo pieno di bellezza…
…ad aderire al nostro appello, condividerlo e rilanciarlo…
a scendere in piazza con noi per dire “Mai Con Salvini, Roma non ti Vuole”
#MAI CON SALVINI ROMA NON TI VUOLE
OFF – FESTIVAL DEL CINEMA CHIUSO ed. 2014
FESTIVAL DEL CINEMA CHIUSO OFF ed. 2014
Anche quest’anno torna, nei giorni della decadente parata del business cinematografico all’auditorium, il Festival del Cinema Chiuso OFF.
Dal 16 al 25 Ottobre la cultura resistente ed indipendente sarà nelle strade, nelle piazze, negli spazi sociali – continuando a sperimentare pratiche di riattivazione urbana e ad immaginare traiettore di liberazione e riappropriazione.
L’apertura del Festival toccherà due emblematici cinema del Pigneto, il Preneste e l’Avorio – il primo liberato e sottratto alla speculazione da quattro anni, il secondo abbandonato e chiuso nonostante possa e debba essere un presidio culturale e sociale in un territorio ricco di problematiche e di contraddizioni.
Giovedì 16 Ottobre dalle ore 17.00 davanti al CINEMA CHIUSO AVORIO nel quartiere Pigneto.
EVENTO FB: https://www.facebook.com/events/1479934132290243/
Sabato 18 al CINEMA PRENESTE OCCUPATO GPRV in via Alberto da Giussano dalle ore 20.00
EVENTO FB: https://www.facebook.com/events/1499276290339100/
La settimana successiva le iniziative si diffonderanno nella città, anche per denunciare i gravi sgomberi degli ultimi mesi – come quello del Cinema Volturno, uno dei nodi della rete OFF – e gli attacchi alla cultura indipendente.
► 25 OTTOBRE - CINEMA PRENESTE GPRV
Il Festival si concluderà con un brindisi ed una cena ed un dibattito sulla cultura indipendente a partire dalla presentazione di “lotta di classe sul palcoscenico”, a seguire la rassegna di musica indipendente MUSIQUE vol.1 – EVENTO FB: https://www.facebook.com/events/1547652698780678/?fref=ts
Per info: http://offestivalcinemachiuso.wordpress.com/
Di seguito il COMUNICATO DI CONTESTAZIONE PERFORMATIVA di fronte al Cinema Metropolitan Chiuso in occasione della CONTRO-CONFERENZA di apertura di
OFF – FESTIVAL DEL CINEMA CHIUSO 2014 contrapposta alla CONFERENZA di apertura del FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA 2014:
Roma è un deserto culturale!!!
In questo modo si presenta la città in cui viviamo.
Una città dove spazi di libera creazione e distribuzione, il cui prodotto sia accessibile a tutte e tutti, semplicemente non esistono.
Una città in cui la formazione, dai saperi artistici a quelli artigianali passando per quelli relativi alla sanità, all’assistenza, ai mestieri, in generale la conoscenza, è alla portata esclusiva di una ristretta fascia, abbiente, di popolazione.
Una città in cui mancano i servizi sociali essenziali per uno sviluppo comunitario, ma non sono certo pochi gli investimenti operati per il benessere di una élite già abbondantemente “coccolata” sia dai favori di un settore pubblico particolarmente accondiscendente, sia dai grandi profitti riscossi dal privato.
Una città in cui ogni genuino movimento di autodeterminazione sulle nostre vite, viene continuamente e solertemente stretto nella morsa della speculazione privata e della repressione “legale” poliziesca.
Della desertificazione culturale romana, di cui la giunta comunale ne è la fiera per quanto tacita portabandiera, la situazione delle sale cinematografiche chiuse è quanto mai emblematica.
Sono oltre quaranta i cinema chiusi, collocati in quartieri popolari che ora come mai soffrono gli effetti delle politiche di austerità con la ulteriore diminuzione dei già risicati servizi, dai trasporti alle biblioteche.
Ebbene, dopo decenni di indifferenza delle amministrazioni e di attese dei palazzinari, finalmente è arrivato il momento giusto per poter “battere cassa” e, a scapito proprio di precedenti mobilitazioni dal basso su questa tematica, ora qualcosa si muove.
E si muove nella peggiore delle direzioni.
Importanti esperienze di riattivazione, come i cinema e i teatri occupati, i centri di cultura indipendente e i luoghi di autorganizzazione dei movimenti per il diritto all’abitare, sono state sgomberate.
Nel frattempo, si fanno largo progetti di “riqualificazione” di stampo prettamente commerciale, destinando luoghi adibiti alla cultura ad altre attività (centri commerciali, bingo e ristoranti sono solo alcune delle nobili varietà), alle volte con varianti della già pessima delibera nuova cinema paradiso che consente il cambio di destinazione d’uso per il 40% della superficie.
In questo rinnovato interesse speculativo vanno ricondotte anche atti amministrativi che taluni hanno forse ingenuamente letto come risultati positivi.
La c.d. “delibera Franceschini” sulle sale dismesse, ad esempio, non impone affatto alcun vincolo o alcuna tutela alle sale storiche oltre a quanto già disposto dalla normativa, bensì stabilisce un censimento che rischia di essere un primo passo per un “assalto” ai cinema chiusi, anche attraverso un generico fondo di 12 milioni di euro per il sostegno alla riapertura delle sale senza vincolarne le modalità (magari una sala da cento posti e quaranta negozi).
Quanto sta accadendo riguardo ai cinema chiusi è emblematico di una città dove la cultura è sotto attacco (da quella elitaria del teatro dell’opera all’arte di strada), dove viene negato il diritto alla città, dove gli interessi di pochi prevalgono sui diritti di molti e dove l’amministrazione locale e nazionale, con il sorriso e l’ipocrisia democratica, arrivano oltre a quello che ci avevano imposto anni di Alemanno e Berlusconi, dove sfratti e sgomberi sono divenuti ordinari episodi di ordine pubblico.
Ma quanto si è sviluppato nei e dai cinema occupati, così come in tantissimi spazi autogestiti, occupati e restituiti ai territori, è anche emblematico di quanto sia vasto e resistente un tessuto altro e conflittuale nella metropoli, di quanto sia radicata un’idea diversa di abitare la metropoli, di quanto sia vitale la produzione culturale autonoma e indipendente a fronte di un cultura “mainstream” sempre piu’ decadente.
Ed è anzitutto questo tessuto che animerà l’edizione 2014 di OFF – FESTIVAL DEL CINEMA CHIUSO DI ROMA
Un Festival che da quattro anni immagina traiettorie e sperimenta pratiche sociali e culturali di riappropriazione della metropoli.
Mentre il Festival del Cinema di Roma, che si svolgerà negli stessi giorni, annuncia di unificarsi per l’anno venturo al Fiction Fest e decide di proporre come evento clou la proiezione di “Soap Opera”, altrove batte la vivacità culturale, antagonista al binomio cultura-intrattenimento tanto caro agli architetti della città vetrina, bella solo per chi può permettersela, ma inutile a tutti e tutte.
E questo porteremo davanti ai cinema chiusi o quelli vergognosamente sgomberati, dentro quelli liberati che resistono, dentro spazi di riappropriazione collettiva.
Dal 16 al 25 Ottobre la cultura resistente ed indipendente sarà nelle strade, nelle piazze, negli spazi sociali, continuando a sperimentare pratiche di riattivazione urbana e ad immaginare traiettorie di liberazione e riappropriazione.
E non finisce qui…
E non è tutto…
# DIRITTO ALLA CITTA’
COMUNICATO AZIONE PERFORMATIVA DELLA CULTURA INDIPENDENTE DAVANTI AL METROPOLITAN
Roma è un deserto culturale!!!
In questo modo si presenta la città in cui viviamo.
Una città dove spazi di libera creazione e distribuzione, il cui prodotto sia accessibile a tutte e tutti, semplicemente non esistono.
Una città in cui la formazione, dai saperi artistici a quelli artigianali passando per quelli relativi alla sanità, all’assistenza, ai mestieri, in generale la conoscenza, è alla portata esclusiva di una ristretta fascia, abbiente, di popolazione.
Una città in cui mancano i servizi sociali essenziali per uno sviluppo comunitario, ma non sono certo pochi gli investimenti operati per il benessere di una élite già abbondantemente “coccolata” sia dai favori di un settore pubblico particolarmente accondiscendente, sia dai grandi profitti riscossi dal privato.
Una città in cui ogni genuino movimento di autodeterminazione sulle nostre vite, viene continuamente e solertemente stretto nella morsa della speculazione privata e della repressione “legale” poliziesca.
Della desertificazione culturale romana, di cui la giunta comunale ne è la fiera per quanto tacita portabandiera, la situazione delle sale cinematografiche chiuse è quanto mai emblematica.
Sono oltre quaranta i cinema chiusi, collocati in quartieri popolari che ora come mai soffrono gli effetti delle politiche di austerità con la ulteriore diminuzione dei già risicati servizi, dai trasporti alle biblioteche.
Ebbene, dopo decenni di indifferenza delle amministrazioni e di attese dei palazzinari, finalmente è arrivato il momento giusto per poter “battere cassa” e, a scapito proprio di precedenti mobilitazioni dal basso su questa tematica, ora qualcosa si muove.
E si muove nella peggiore delle direzioni.
Importanti esperienze di riattivazione, come i cinema e i teatri occupati, i centri di cultura indipendente e i luoghi di autorganizzazione dei movimenti per il diritto all’abitare, sono state sgomberate.
Nel frattempo, si fanno largo progetti di “riqualificazione” di stampo prettamente commerciale, destinando luoghi adibiti alla cultura ad altre attività (centri commerciali, bingo e ristoranti sono solo alcune delle nobili varietà), alle volte con varianti della già pessima delibera nuova cinema paradiso che consente il cambio di destinazione d’uso per il 40% della superficie.
In questo rinnovato interesse speculativo vanno ricondotte anche atti amministrativi che taluni hanno forse ingenuamente letto come risultati positivi.
La c.d. “delibera Franceschini” sulle sale dismesse, ad esempio, non impone affatto alcun vincolo o alcuna tutela alle sale storiche oltre a quanto già disposto dalla normativa, bensì stabilisce un censimento che rischia di essere un primo passo per un “assalto” ai cinema chiusi, anche attraverso un generico fondo di 12 milioni di euro per il sostegno alla riapertura delle sale senza vincolarne le modalità (magari una sala da cento posti e quaranta negozi).
Quanto sta accadendo riguardo ai cinema chiusi è emblematico di una città dove la cultura è sotto attacco (da quella elitaria del teatro dell’opera all’arte di strada), dove viene negato il diritto alla città, dove gli interessi di pochi prevalgono sui diritti di molti e dove l’amministrazione locale e nazionale, con il sorriso e l’ipocrisia democratica, arrivano oltre a quello che ci avevano imposto anni di Alemanno e Berlusconi, dove sfratti e sgomberi sono divenuti ordinari episodi di ordine pubblico.
Ma quanto si è sviluppato nei e dai cinema occupati, così come in tantissimi spazi autogestiti, occupati e restituiti ai territori, è anche emblematico di quanto sia vasto e resistente un tessuto altro e conflittuale nella metropoli, di quanto sia radicata un’idea diversa di abitare la metropoli, di quanto sia vitale la produzione culturale autonoma e indipendente a fronte di un cultura “mainstream” sempre piu’ decadente.
Ed è anzitutto questo tessuto che animerà l’edizione 2014 di OFF – FESTIVAL DEL CINEMA CHIUSO DI ROMA
Un Festival che da quattro anni immagina traiettorie e sperimenta pratiche sociali e culturali di riappropriazione della metropoli.
Mentre il Festival del Cinema di Roma, che si svolgerà negli stessi giorni, annuncia di unificarsi per l’anno venturo al Fiction Fest e decide di proporre come evento clou la proiezione di “Soap Opera”, altrove batte la vivacità culturale, antagonista al binomio cultura-intrattenimento tanto caro agli architetti della città vetrina, bella solo per chi può permettersela, ma inutile a tutti e tutte.
E questo porteremo davanti ai cinema chiusi o quelli vergognosamente sgomberati, dentro quelli liberati che resistono, dentro spazi di riappropriazione collettiva.
Dal 16 al 25 Ottobre la cultura resistente ed indipendente sarà nelle strade, nelle piazze, negli spazi sociali, continuando a sperimentare pratiche di riattivazione urbana e ad immaginare traiettorie di liberazione e riappropriazione.
E non finisce qui…
E non è tutto…
# DIRITTO ALLA CITTA’